Il settore dell’auto riveste un’importanza fondamentale per la crescita del nostro Paese. Basti pensare che la media nazionale del rapporto autovetture/popolazione è pari a 655 auto ogni 1000 abitanti, mentre, prendendo in considerazione tutti i veicoli, il rapporto sale a 868 ogni mille abitanti. Nelle città, mediamente, circolano 643 auto ogni 1000 abitanti: il valore massimo a L’Aquila (776) e Frosinone (775), il minimo, oltre Venezia (424), a Genova (469) dove sono molto usati i motocicli e Milano (501), grazie all’efficienza del TPL e alla diffusione di altre forme di mobilità.
L’Annuario Statistico dell’ACI fotografa, inoltre, anche i costi sostenuti dagli italiani per l’automobile: nel 2019 sono stati spesi 155 miliardi di euro, sostanzialmente in linea con l’anno precedente (+0,3% a prezzi costanti). L’esborso maggiore se ne va nell’acquisto (49 miliardi), poi in carburante (39 miliardi) e manutenzione (26 miliardi). In aumento le voci relative a pneumatici, manutenzione, parcheggi e pedaggi autostradali, in leggera diminuzione quelle relative all’acquisto e ai premi RCA.
Quest’anno, a causa della pandemia di Covid-19, il mercato auto toccherà il livello più basso mai registrato da inizio secolo: tra marzo e aprile, il crollo medio è stato dell’80%, con 370mila prime iscrizioni di veicoli in meno, 300mila delle quali auto. A maggio non si è registrata una ripresa significativa, anche se, a fine mese, la flessione potrebbe risultare più contenuta, grazie alla ripartenza della produzione di alcuni brand di componenti e concessionari.
Si stima che, nel 2020, le prime iscrizioni di veicoli nuovi di fabbrica scenderanno ben al di sotto degli 1,6 milioni rilevati nel 2013. È verosimile, infatti, che saranno in molti a rinviare l’acquisto di un’auto, a causa della pesante crisi economica conseguenza del lockdown.
Le Regioni più penalizzate saranno quelle del Sud che, già oggi, presentano un indice trasferimenti/prime iscrizioni notevolmente più elevato rispetto alla media nazionale di 1,6 (3,6 acquisti di auto usate per ogni acquisto di auto nuove), e dove le autovetture Euro 0-1-2-3 costituiscono il 44,5% (media Italia 32,5%).
È molto probabile, poi, che tra i motivi principali di questo rinvio ci sia l’attesa dell’erogazione di incentivi da parte del Governo, come richiesto a gran voce da tutti gli operatori del settore – ACI incluso – per facilitare il rilancio del mercato.
Pesanti le conseguenze anche per l’ambiente: aumenterà, infatti, l’età media delle autovetture in circolazione, oggi pari a 11 anni e 5 mesi, e mentre la tecnologia avanza continueremo ad avere in circolazione 1 auto su 5 di classe Euro 0-1-2 (da 18 anni in poi).