Le prime vetture dopo l’invenzione dell’automobile di Carl Benz, nel 1886, non avevano ancora un circuito di raffreddamento chiuso. Il liquido di raffreddamento, riscaldato dal calore emanato dal motore, evaporava. Il rabbocco, dunque, faceva parte dell’esperienza di guida.
Tuttavia, un sistema di raffreddamento efficace del motore a combustione è un presupposto fondamentale per avere motori ad alte prestazioni. Il primo a dimostrarlo, già 120 anni fa, fu il progettista Wilhelm Maybach. Il 20 settembre 1900 fece richiesta di brevetto per il cosiddetto radiatore “a nido d’ape”. L’8 agosto 1901 l’Ufficio Federale Brevetti tedesco assegnò all’invenzione il numero 122.766. Si tratta di un ulteriore sviluppo del radiatore tubolare: Wilhelm Maybach fece saldare un innovativo radiatore composto da 8.070 tubi a sezione quadra e con diametro di 6X6 millimetri. Le ampie superfici interne di questi tubi, insieme ai piccoli spazi tra un tubo e l’altro, miglioravano notevolmente l’efficacia del raffreddamento rispetto ai tubi rotondi e permettevano di aumentare in modo significativo la potenza del motore.
Il risultato dell’applicazione del nuovo radiatore fu immediato: rispetto alla Phönix-Wagen del 1898, con il nuovo e potente gruppo motore Mercedes da 26 Kw (35 CV) del 1900, la richiesta di acqua era dimezzata, passando da 18 a 9 litri ogni 100 chilometri. In altre parole: per ogni CV su questa distanza non erano più necessari 2,25 litri di acqua per il raffreddamento, ne servivano infatti solo 0,26 litri. Un piccolo ventilatore nascosto dietro al radiatore migliorava inoltre la potenza di raffreddamento nei percorsi più lunghi.
Il radiatore a nido d’ape venne usato per la prima volta in condizioni d’impiego reali sulla Mercedes 35 PS, la nuova vettura ad alte prestazioni della Daimler-Motoren-Gesellschaft (DMG). Un’auto che fece la storia. Dopo le prime carrozze a motore, sarà la comparsa di questa vettura, la prima auto moderna della storia, a dettare la tendenza, innescando una vera rivoluzione in termini costruttivi. Ad oggi i radiatori delle auto funzionano ancora secondo questo principio.